Cosa devi sapere su Barcellona e la guerra civile spagnola
Oscar
Scritto da Oscar

Barcellona e la guerra civile spagnola: itinerario della memoria

| 2 commenti

In questo itinerario della memoria, cercheremo, insieme al nostro amico e storico Nicco, di ripercorrere alcuni degli scenari e luoghi simbolo in cui si conservano tracce visibili e storie reali di quella che fu una delle guerre più sanguinose della storia europea: la Guerra Civile Spagnola.

Contesto Storico della Guerra Civile Spagnola

La guerra civile spagnola fu uno dei conflitti più sanguinosi della storia d’Europa. Vide contrapporsi da una parte la destra nazionalista guidata dal generale Francisco franco, e dall’altra le sinistre al governo con l’alleanza del Fronte Popolare. La guerra durò dal 1936 al 1939 e sotto diversi punti di vista fu un preludio alla Seconda Guerra Mondiale, sia per ciò che riguarda gli schieramenti futuri, da una parte i fascisti e dall’altra tutte le forze democratiche e repubblicane, sia per l’utilizzo “sperimentale” di metodi come bombardamenti sulle città, rappresaglie e rastrellamenti.

Barcellona e la Guerra Civile (o Barcellona sotto attacco)

La Guernica di Pablo Picasso, forse il quadro più illustre del pittore spagnolo, ha reso celebre il piccolo villaggio basco e il grido di dolore della Spagna negli anni terribili della guerra civile spagnola. Un grido di dolore e denuncia, che aprì gli occhi del mondo su quanto stava accadendo e che purtroppo rimase inascoltato, tanto che da lì a pochi mesi tutto il mondo ne sarebbe stato travolto nella brutale pagina della Seconda Guerra Mondiale.

Ma forse molti non sanno, che anche Barcellona visse la sua “Guernica”, cambiando non solo abitudini e stile di vita di chi la abitava, ma cambiò per sempre anche il volto della città.

Non solo. Barcellona ha anche il triste primato di essere stata la prima grande città ad aver subito un bombardamento aereo, strumento micidiale di guerra che invece divenne comune alla scoppio del secondo conflitto mondiale. E purtroppo è un triste primato tutto italiano. Fu infatti l’aviazione italiana, seguendo gli ordini di Mussolini – schierato a fianco di Franco durante la Guerra Civile – a compiere le missioni aeree che martoriarono la città dal gennaio del ‘38 all’aprile del ‘39.

Ma perché proprio Barcellona? Innanzitutto per questioni strategiche e militari. Il porto di Barcellona, la sua attività industriale, la sua vicinanza con la Francia, rendeva di fatto la città la locomotrice della Repubblica. Ma Barcellona era anche “La Rosa del foc”, “La rosa di fuoco”, così veniva definito lo spirito della città catalana, per rappresentare il fervore sociale, cultura e politico e l’animo vivace e combattivo della città. Non è un caso che fosse appunto la città più amata dal giovane Picasso e Salvador Dalì, per citarne un paio. E i bombardamenti indiscriminati sulla città avevano il chiaro scopo di terrorizzare le popolazione e punire quella città che aveva respinto il golpe nazionalista, con scioperi, manifestazioni e barricate. Una storia triste, avvolta ancora da un alone fra il mistero, l’oblio e l’imbarazzo per il nostro paese, e che invece è memoria viva nella città.

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Itinerario della memoria a Barcellona

In questo itinerario della memoria vi accompagneremo alla scoperta di una Barcellona che pochi conoscono. Vi parleremo di luoghi simbolici, monumenti e paesaggi che la volontà degli abitanti di Barcellona ha voluto che diventassero identificativi della propria comunità. Questi luoghi della memoria hanno lo scopo di fornire ai cittadini, ma anche ai visitatori, un quadro concreto e autentico di un avvenimento storico. Rendere visibile e tangibile ciò che non lo è: la storia. Ma è grazie alla memoria di questi luoghi, e alla loro conoscenza, che possiamo avere una visione nitida di quel preciso momento storico per non perpetuare i medesimi errori.

Il bombardamento di Plaça Sana Felipe Neri

Partiamo dal 30 gennaio del 1938. Siamo nel cuore del Barrio Gotico.

E proprio quella che ancora oggi risplende come una delle più belle piazze del quartiere, così preziosa, riservata e quasi segreta, la famosa Placa San Felip Neri, fu l’epicentro di una delle pagine più nere di quei mesi tragici per la città catalana. 

Negli anni della Guerra infatti la chiesa, sconsacrata, era diventata di proprietà delle autorità pubbliche, che la suddivisero in tre parti. Il tempio come spazio di esposizioni artistiche aperto al pubblico, il convento come orfanotrofio e ricovero per bambini, mentre gli antichi sotterranei furono attrezzati a rifugi antiaerei. Le cronache riportano che la mattina del 30 di Gennaio una prima bomba esplose nel palazzo davanti alla chiesa, provocando i primi morti e decine di feriti, con un diffondersi di crolli e incendi. Ma quella mattina d’inverno era ancora lunga; i testimoni raccontano che passate le 11 il centro pullulava di soccorritori, nella piazzetta si scavava sotto i detriti, quando un secondo bombardamento colpì nuovamente il Gotìc e Placa San Felip Neri, in quella che si rivelò come una trappola crudele.

Il visitatore non potrà non notare nella parte bassa della facciata della chiesa barocca, i danni delle deflagrazioni rimasti come ferite indelebile. Dal 2007, la città di Barcellona ha apposto una targa in memoria delle 42 vittime di quel giorno, di cui almeno la metà furono bambini. Ancora oggi una scuola d’infanzia ha sede nel vecchio convento, e non è raro vederli correre e scorrazzare a ricreazione, scartando col pallone i curiosi e i turisti.

Rifugi antiaerei

I rifugi antiaerei furono almeno 1400 sparsi per tutta la città. Alcuni di essi, al giorno d’oggi si sono convertiti in veri e proprio luoghi di attrazione, dove storia e memoria si fondono con la vitalità della città, strizzando anche l’occhio al visitatore attento e consapevole.

I rifugi si dividevano principalmente in due tipologie, quelli costruiti nel sottosuolo, la maggior parte, e quelli in superficie come il caso del celebre “Bunker”, nelle colline adiacenti al Park Guell.

Bunker del Carmel (Turò de la Rovira)

I Bunker del Carmel per la loro posizione strategica, una sorta di “terrazza naturale” sulla città, hanno avuto il doppio ruolo di rifugio per la popolazione e bastione militare per la difesa repubblicana da eventuali attacchi o invasioni via mare. Una posizione così particolare, che fanno dei Bunker ad oggi una tappa da non perdere, e in molti concordano che da lassù si possa godere, passeggiando o aspettando il tramonto, la miglior vista panoramica della città. Proprio una parte di quei bunker oggi ospita uno dei musei del MUHBA (Museo diffuso della Storia di Barcellona) che racconta attraverso mappe, fotografie e testimonianze dell’epoca, i tragici bombardamenti che subì Barcellona nel ’38 e nel ’39. Il Turò della Rovira è uno spazio di libero accesso che potrete visitare quando volete. Lo spazio riservato al Museo è aperto dal mercoledì dalle 10 alle 14 e il fine settimana dalle 10 alle 15.

Refugi 307

Un altro rifugio è il Refugi 307, incastonato fra il vecchio quartiere operaio del Poble Sec e le pendici del Montjuic. Il nome stesso rimanda al numero di codice degli oltre mille rifugi cittadini, costruiti per lo più dalle organizzazioni sociali e sindacali della città e dai comitati di quartiere, che mano a mano andarono a sostituire le cantine e le linee metro, ripari spontanei dei barcellonesi. L’impegno nella guerra infatti era immenso, i giovani maschi erano per lo più al fronte o nelle fabbriche, e fu grazie al lavoro volontario di centinaia di cittadini, in maggioranza anziani e donne, che la città seppe badare alla sua salvaguardia, sapendo che il pericolo sarebbe potuto arrivare dall’alto.

Il Refugi 307 oggi fa parte dei centri del MUHBA, e si è convertito nel tempo uno dei luoghi simbolo della preservazione della memoria e della testimonianza della vita della città nel terribile periodo della guerra civile. La visita guidata ripercorre infatti le tappe della guerra e l’impatto sulla città e i suoi abitanti, e quale miglior testimonianza degli oltre 400 metri di tunnel dove centinaia di persone erano costrette a ripararsi per lunghissime ore. Non solo i pannelli e gli strumenti audiovisivi del museo raccontano la resistenza e la lotta per la sopravvivenza dei barcellonesi, ma la struttura intatta del rifugio racconta di una quotidianità sotterranea, fra bagni pubblici, lo spazio infermeria, una fonte di acqua pura che scorreva spontaneamente dalle pendici del Montjuic e addirittura uno spazio ricreativo per bambini. Il centro del MUHBA Refugi 307 è possibile visitarlo solo attraverso una prenotazione anticipata che dovrete fare scrivendo al servizio clienti del museo: barcelona.cat/museuhistoria.

I Rifugi antiaerei di Gracia

Passeggiando per Gràcia, fra negozietti artigianali e i locali per giovani, due fra le piazze più vivaci del barrio, sono state sedi di altrettanti rifugi. Parliamo di Placa Diamant e Placa Revoluciò. Il primo offre un percorso guidato che scendendo i 60 gradini, porta nella Barcellona sotterranea, che portava rifugio agli abitanti di Gràcia – all’epoca quartiere industriale – e dunque particolarmente colpito dall’aviazione italiana. La prima, la terza e la quarta domenica del mese alle 11 ci sono visite guidate di gruppo; se invece si vuole organizzare una visita che meglio si abbina ai vostri impegni, potete scrivere a [email protected], dove ci si può prenotare anche per le consuete visite domenicali!

Il rifugio di Placa Revoluciò è altrettanto accessibile ed aperto al pubblico..ma è necessario sapersi destreggiare. Sotto la piazza infatti oggi è aperto un grande parcheggio per auto. Scendendo dall’accesso pedonale, troverete il guardiano del Parking, al quale basterà chiedere la chiave per poter visitare in totale autonomia ciò che resta dell’antico rifugio! Proprio così, una visita fai-da-te!

Basta chiedere una chiave, aprire la porta, e si è catapultati nel passato!

Altri luoghi della memoria

Molti dei rifugi antiaerei oggi sono entrati a far parte anche del tessuto urbano della città. Sotto Placa Tetuan – fra la Gran Via e Passeig de Sana Joan-, oltre alla fermata della Metro, si snoda ancora il più grande rifugio antiaereo, che alcuni definiscono “il più grande d’Europa”, il rifugio 41, al momento non visitabile.

Per i più interessati, oltre al già citato Museo d’Historia de Barcelona (ricordatevi che è un “museo diffuso”, ma la sua sede è nel Barri Gotic, Placa del Rei) consigliamo un salto alla sede del Memorial Democratic – un istituto pubblico a cura della Generalitat de Catalunya, pensato per il recupero, la diffusione e la salvaguardia della memoria e dello spirito democratico della Catalogna, situata nel Raval (Carrer del Peu de la Creu, 4) che spesso ospita mostre ed esposizioni temporanee. Da non perdere ovviamente il Museo d’Historia de la Catalunya, dove le vicende della Guerra Civile spagnola trovano il loro spazio nel padiglione dedicato al ‘900, fra il Porto Vecchio e la Barceloneta (Non perdetevi il mirador all’ultimo piano!)

  • Novembre 4, 2020 at 18:18
    Daniela Cannizzaro
    Grazie mille per questi cenni storici
    • Novembre 4, 2020 at 20:27
      pedro
      Membri del team
      Pedro
      :-)
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